Ogni nuova tendenza genera opinioni opposte e fronti antagonisti.
Anche sullo smart working si è ormai detto di tutto e di più. Ecco tre “false credenze” che nella mia esperienza quotidiana ancora mi capita di intercettare.
1) Una volta adottati buoni strumenti tecnologici, il più è fatto. FALSO:
la tecnologia è certamente il mattoncino sul quale lo smart working si fonda ma è solo una parte del tutto. Agli strumenti tecnologici vanno aggiunte competenze comportamentali quali l’autonomia, la capacità di programmazione, di comunicazione, di leadership, etc.
2) Lavorare da casa migliora automaticamente il “work life balance” FALSO:
un maggiore equilibrio tra vita lavorativa e personale è il frutto di un progetto di smart working effettuato correttamente. Questo richiede però tempo e volontà e di certo non è automatico.
3) Comunicare frequentemente riduce la distanza tra manager e collaboratori. FALSO:
o meglio, è sicuramente importante tenere un canale aperto e costante tra gli appartenenti dell’azienda ma è ancora più importante che vi sia piena condivisione degli obiettivi, della visione aziendale e un continuo scambio di feedback.