L’ormai nota legge 81 del 2017, prima vera legge in ambito di lavoro agile, contiene un articolo, il n.19, che introduce il concetto di “diritto alla disconnessione“.
In sintesi si va a normare il diritto di una persona che lavora in remoto, ad appunto disconnettersi dalle strumentazioni tecnologiche del lavoro.
A una prima lettura questo sembra essere un bel traguardo perché l’insidia di avere datori di lavoro che “sfruttino” questa nuova modalità di lavoro per costringere i propri collaboratori a lavorare di più, esiste.
Dall’altra parte personalmente trovo emblematico il bisogno di specificare questo tipo di condizione in una legge.
La reale efficacia di questo nuovo modello di lavoro passa esclusivamente per un principio che è quello della fiducia. Legiferare su ogni aspetto di questo modello porta a mio avviso a risultati contrari a quelli per cui il modello nasce.
Se le persone verranno accompagnate dall’azienda in un percorso di crescita della propria autonomia e della responsabilità, non occorrerà creare ulteriori leggi e regolamenti che appesantiranno ancor di più il sistema impresa e non perderemo così un’occasione unica per renderle veramente moderne.