Uno dei fenomeni e delle tendenze del pre-coronavirus è certamente stato il considerare di prendere le distanze dalla tecnologia.
Ci si stava rendendo conto infatti che il sexy mondo del digitale rischiava di risucchiarci in un vortice pericoloso, facendoci perdere il controllo delle nostre azioni.
Poi è successo quello che è successo e anche il più scettico e nostalgico ha dovuto ammettere che senza “queste diavolerie”, il periodo di clausura sarebbe stato per molti versi ancora peggiore. Il virus ha quindi trasformato il nostro rapporto con la tecnologia da morboso ad affettivo.
Ci siamo letteralmente innamorati di tutto ciò che aveva un display e che permetteva di ossigenare le nostre sinapsi emotive.
La luce in fondo al tunnel che vedevamo nel periodo buio, era quella dei nostri smartphone che ci mostravano il mondo vero, quello che non potevamo più “vivere”.
Abbiamo varcato la soglia del pudore e ci siamo definitivamente sposati con il digitale. Oggi siamo a contare i danni di quanto è successo e nasce quindi una domanda:
Quanto siamo consapevoli di questo rapporto con il digitale e quanto desideriamo realmente migliorarlo?